Tenerezza

Eugenio Borgna

Un libro delicato ma intenso. Credo molto nel potere della tenerezza e della gentilezza nell’incontro con l’altro, sia nel mio lavoro di psicoterapeuta che nella mia vita privata. Per tale ragione condivido piacevolmente e totalmente le parole di Eugenio Borgna in questo suo prezioso scritto. Citando le parole di Rilke, Mann e Leopardi e illustrandoci diverse forme di tenerezza sembra dare più consistenza ed importanza ad un’emozione che da sempre viene messa sotto attacco, criticata e svalutata e che in questo periodo storico più che mai non deve essere trascurata.

Le parole sono insomma essenziali nel creare relazioni gentili, e umane, o invece gelide, e ostili. Non ci sono relazioni quotidiane che non siano trainate dalle parole, dalla grande importanza che esse hanno in vita, e dalla inquietante frequenza con cui oggi le parole sono portatrici di aggressività, di violenza, che sradicano le fondazioni etiche delle relazioni, dilagando in aree sempre più vaste della vita, da quelle quotidiane a quelle della vita politica, facendo ferite che continuano a sanguinare; e la cosa è così diffusa che non ce ne accorgiamo. non dimentichiamo allora di riflettere sul destino delle parole che diciamo, e di quelle che dovremmo dire, e non diciamo, a causa delle nostre paure, e delle nostre negligenze.

Eugenio Borgna, (2022) Tenerezza. Torino Giulio Einaudi editore.

Al di là del principio del piacere SIGMUND FREUD

LIBRI: Al di là del principio del piacere SIGMUND FREUD

Una delle grandi opere di Freud: siamo nel 1920.

La resistenza che si manifesta durante la cura proviene dagli stessi strati superiori della vita psichica che hanno attuato la rimozione. I motivi delle resistenze sono inizialmente inconsci, e inconscio è il nucleo dell’Io: la resistenza del soggetto proviene quindi dal suo Io e di conseguenza la coazione a ripetere deve essere attribuita all’inconscio rimosso. La resistenza dell’Io si pone al servizio del principio di piacere: vuole evitare il dispiacere che sarebbe prodotto dalla liberazione del rimosso.”

Noi ragazzi dello Zoo della vita

In una sera come, tante di un maggio piovoso, mentre leggo sul mio pc gli articoli di giornale il mio sguardo viene catturato da un titolo che mi fa fare immediatamente un tuffo nei ricordi della mia adolescenza: “Christiane F Noi i ragazzi dello zoo di Berlino”. Pare che sia partita da qualche giorno su Prime – la serie tv con la regia di Philipp Kadelbach.

Ricordo con simpatia quando, negli anni del liceo scappavo nella mia camera a leggere le pagine di questo romanzo che allora mi spaventava ma mi incuriosiva. Il mondo di Christiane F. era così lontano dalla mia quotidianità di adolescente di provincia, ma le emozioni e i vissuti di quei ragazzi berlinesi erano assolutamente condivisibili.

Osservando la serie sembra che il regista abbia voluto dare un nuovo linguaggio a materiale di quarant’anni fa che, ha influenzato un’intera generazione, per inserirlo in un presente che appare quasi privo di senso. Credo che l’intento sia stato voler esprimere i sentimenti universali dei giovani nonostante l’evolversi del tempo.

Christiane F frequenta feste, vive la notte nei locali dimostrandosi il ritratto degli adolescenti di oggi, al di là delle storie che attraversa e con una dipendenza dall’eroina che fa quasi da sottofondo.

I turbamenti, le sofferenze e le passioni fanno sempre parte dell’età adolescenziale, un’età che da molti viene identificata come l’età dell’oro ma che oggi però vive una profondo decadimento..

Ma che cosa hanno di uguale o diverso gli adolescenti di oggi da quelli di 40 fa?

Gli adolescenti di oggi attaccano Se stessi piuttosto che gli adulti, i genitori. La protesta è sempre diretta a loro ma attraverso sé stessi.

Osservandoli sembra che tutta la loro rabbia e il loro disagio sia diretto al proprio corpo che martorizzano tagliandosi (self cutting), che deprivano non mangiando e che anestetizzano usando droga e alcool.

Da sempre l’adolescenza è l’età della sperimentazione e della costruzione della propria identità ma oggi l’apporto della tecnologia offre da una parte  un aiuto nella sperimentazione di sé ma dall’altro può generare l’illusione di giocare con la propria identità. Lavorando con i ragazzi, oggi, quello che colpisce è l’assenza di limiti che li pervade: tutto è raggiungibile e fruibile nulla può essere così contenuto e questa indeterminatezza genera angoscia e senso di perdita della propria identità.

Mai come oggi gli adolescenti chiedono i limiti contro i quali confrontarsi -scontrarsi ma che generano in loro molta sicurezza e gli permettono di testare la tenuta del sistema familiare.

C’è bisogno che i genitori, gli adulti tutti non abbiano timore di garantire la propria capacità genitoriale di un contenimento sano e sicuro. Perché proprio nel momento in cui stanno combattendo per la libertà e per i propri ideali, mentre stanno capendo chi sono, mentre sono alle prese con l’indipendenza maggiormente hanno bisogno di stabilità e di sostegno.